Capitolo 12 – Swimming in Capesante
I pectinidi sono tra i pochi bivalvi che nuotano, con la motivazione principale di sfuggire ai loro predatori. Il nuoto impegna il grande muscolo adduttore per chiudere le valvole, il legamento della cerniera per aprirle dopo il rilassamento muscolare e il mantello muscolare per dirigere i getti. In questo capitolo, l’impatto delle caratteristiche del guscio sul nuoto capesante, la biomeccanica del nuoto, le proprietà del legamento, le osservazioni del nuoto in natura, le osservazioni visive delle risposte di fuga in laboratorio, gli esami fisiologici delle prestazioni di risposta di fuga e i meccanismi biochimici che supportano il nuoto sono rivisti. Il nuoto è generalmente un’attività a raffica, con distanze massime di < 30 m per incontro di nuoto. La maggior parte delle capesante chiude le valvole una volta affaticate. La morfologia delle coperture e le caratteristiche dell’habitat aiutano a prevedere la capacità di nuoto, con i pectinidi adulti che utilizzano una serie di strategie dal volo a vela alla cementazione. Mentre le osservazioni visive mostrano solo l’azione del muscolo adduttore fasico, le misurazioni della forza rivelano l’attività sia dei muscoli adduttori fasici che tonici. L’uso di questi muscoli varia con la strategia di nuoto e le capesante possono superare i limiti della loro morfologia del guscio adattando il loro modello di contrazione muscolare. Pertanto, i più alti tassi iniziali di contrazione fasica sono raggiunti da specie con morfologie del guscio sfavorevoli, mentre le specie plananti effettuano contrazioni fasiche regolarmente per diversi minuti. Il muscolo tonico è attivo durante le risposte di fuga in vari modi, con alcune specie che fanno brevi contrazioni toniche dopo ogni contrazione fasica e altre che usano solo contrazioni toniche verso la fine delle loro risposte di fuga. Per nuotare, le capesante si basano sulla generazione di ATP da fosfoarginina seguita dalla glicolisi che genera octopina come prodotto finale anaerobico. I livelli muscolari di fosfoarginina e le attività degli enzimi glicolitici variano tra le specie, seguendo i modelli di utilizzo muscolare durante le risposte di fuga. Il metabolismo aerobico entra in gioco durante il recupero dall’esercizio completo e può aumentare l’assorbimento di ossigeno organismale di 12 volte. Questo sforzo aerobico intensivo porta le prestazioni di fuga ripetute ad essere più suscettibili allo stato energetico rispetto alle prestazioni di fuga iniziali. L’investimento riproduttivo, il cambiamento ontogenetico, l’ipossia, l’ambiente di crescita, le pratiche di acquacoltura e una serie di condizioni ambientali modificano le risposte di fuga, con effetti particolarmente marcati sulle prestazioni di fuga ripetute. Nonostante l’impatto di questi fattori biotici e abiotici sulle prestazioni del nuoto, le differenze inter-specifiche nei modelli di utilizzo muscolare, le capacità metaboliche muscolari, la morfologia muscolare e la forma del guscio indicano la co-evoluzione delle caratteristiche del guscio e del muscolo per supportare il nuoto. Possono esistere soluzioni multiple per facilitare il nuoto in questo gruppo filogenetico diversificato.