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Chiesa cattolica di San Carlo Borromeo

Il nome di Carlo Borromeo è associato alla riforma. Ha vissuto durante il tempo della riforma protestante, e ha avuto una mano nella riforma di tutta la Chiesa durante gli ultimi anni del Concilio di Trento.

Pur appartenendo alla nobiltà milanese ed essendo imparentato con la potente famiglia dei Medici, Carlo desiderava dedicarsi alla Chiesa. Nel 1559, quando suo zio, il cardinale de Medici fu eletto papa Pio IV, nominò Carlo cardinale-diacono e amministratore dell’Arcidiocesi di Milano. A quel tempo Charles era ancora un laico e un giovane studente. Per le sue qualità intellettuali a Carlo furono affidati alcuni importanti incarichi legati al Vaticano, e in seguito fu nominato segretario di Stato con responsabilità per lo Stato pontificio. La morte prematura di suo fratello maggiore portò Charles a una decisione definitiva di essere ordinato sacerdote, nonostante l’insistenza dei suoi parenti che si sposasse. Poco dopo essere stato ordinato sacerdote all’età di 25 anni, Borromeo fu consacrato vescovo di Milano.

Lavorando dietro le quinte, San Carlo merita il merito di aver tenuto il Concilio di Trento in sessione quando in diversi punti era sul punto di sciogliersi. Borromeo incoraggiò il papa a rinnovare il Concilio nel 1562, dopo che era stato sospeso per 10 anni. Ha assunto su di sé il compito dell’intera corrispondenza durante la fase finale. A causa del suo lavoro al Consiglio, Borromeo non è stato in grado di prendere la residenza a Milano fino alla conclusione del Consiglio.

Alla fine, Borromeo fu autorizzato a dedicare il suo tempo all’Arcidiocesi di Milano, dove il quadro religioso e morale era tutt’altro che brillante. La riforma necessaria in ogni fase della vita cattolica sia tra il clero e laici è stata avviata in un consiglio provinciale di tutti i vescovi sotto di lui. Per i vescovi e per gli altri ecclesiastici furono redatti regolamenti specifici: se il popolo doveva convertirsi a una vita migliore, Borromeo doveva essere il primo a dare il buon esempio e a rinnovare il proprio spirito apostolico.

Charles ha preso l’iniziativa nel dare un buon esempio. Assegnò la maggior parte del suo reddito alla carità, si proibì ogni lusso e si impose severe penitenze. Ha sacrificato ricchezza, alti onori, stima e influenza per diventare povero. Durante la peste e la carestia del 1576, Borromeo cercò di sfamare da 60.000 a 70.000 persone al giorno. Per fare questo ha preso in prestito ingenti somme di denaro che ha richiesto anni per rimborsare. Mentre le autorità civili fuggivano al culmine della peste, egli rimase in città, dove servì i malati e i moribondi, aiutando coloro che erano nel bisogno.

Il lavoro e i pesanti fardelli del suo alto incarico cominciarono a condizionare la salute dell’arcivescovo Borromeo, che lo portò alla morte all’età di 46 anni.

San Carlo Borromeo fece proprie le parole di Cristo: “was Ho avuto fame e mi hai dato da mangiare, ho avuto sete e mi hai dato da bere, straniero e mi hai accolto, nudo e mi hai vestito, malato e mi hai curato, in prigione e mi hai visitato” (Matteo 25,35-36). Borromeo vide Cristo nel suo prossimo, e sapeva che la carità fatta per il più piccolo del suo gregge era la carità fatta per Cristo.