Guerra sociale
Guerra sociale, chiamata anche Guerra italica, o Guerra marsica, (90-89 ac), ribellione condotta dagli alleati italiani dell’antica Roma (socii) che, negata la franchigia romana, combatterono per l’indipendenza.
Gli alleati dell’Italia centrale e meridionale avevano combattuto fianco a fianco con Roma in diverse guerre ed erano diventati restii sotto il dominio autocratico romano, desiderando invece la cittadinanza romana e i privilegi da essa conferiti. Nel 91 a.C. il tribuno romano Marco Livio Druso cercò di risolvere il problema proponendo una legge che avrebbe ammesso tutti gli italiani alla cittadinanza, ma il suo programma suscitò un’accesa opposizione in Senato, e Druso fu subito dopo assassinato. I frustrati alleati italiani allora insorsero in rivolta.
I popoli delle colline dell’Italia centrale formarono il cuore della rivolta, i Marsi a nord e i Sanniti a sud. Né le colonie latine né l’Etruria e l’Umbria si unirono. Gli italiani iniziarono ad organizzare la propria confederazione; stabilirono il loro quartier generale a Corfinium, che ribattezzarono Italia, crearono un Senato e ufficiali ed emisero una monetazione speciale; presto ebbero 100.000 uomini sul campo. Nel 90 a.C. gli eserciti romani furono sconfitti nel settore settentrionale, mentre a sud gli italiani ebbero altrettanto successo e irruppero nella Campania meridionale. Solo per concessione politica Roma poteva sperare di controllare la rivolta: il console Lucio Giulio Cesare aiutò così ad approvare una legge che concedeva la cittadinanza romana a tutti gli italiani che non avevano partecipato alla rivolta e probabilmente anche a tutti coloro che erano pronti a deporre immediatamente le armi. Questa mossa pacificò molti degli italiani, che presto persero interesse per ulteriori lotte contro Roma. Le forze romane sotto Gneo Pompeo Strabone a nord e Lucio Cornelio Silla a sud inflissero presto sconfitte decisive ai ribelli rimanenti e catturarono le loro roccaforti.
La parte posteriore della rivolta era ormai spezzata, anche se qualche resistenza continuò tra i Sanniti per un breve periodo. Fu presto approvata un’ulteriore legislazione che rafforzò i diritti appena conquistati dagli alleati; una legge regolava l’organizzazione municipale delle comunità che ora entravano nello stato romano; un’altra riguardava la Gallia Cisalpina (probabilmente concedendo la cittadinanza a tutte le colonie latine). Così, l’unificazione politica di tutta l’Italia a sud del fiume Po fu raggiunta, e romani e italiani, fino ad allora legati da alleanza, potevano ora diventare un’unica nazione.