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La mia vita da vivere

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Una delle fonti originali del film è uno studio sulla prostituzione contemporanea, Où en est la prostitution di Marcel Sacotte, un giudice istruttore.

Vivre sa vie è uscito poco dopo la pubblicazione di un numero dedicato a Bertolt Brecht e alla sua teoria del “teatro epico” da parte di Cahiers du cinéma (la rivista cinematografica per la quale Godard ha occasionalmente scritto). Godard potrebbe essere stato influenzato da esso, poiché Vivre sa vie utilizza diversi effetti di alienazione: dodici didascalie appaiono prima dei “capitoli” del film che spiegano cosa accadrà dopo; i tagli di salto interrompono il flusso di montaggio; i personaggi vengono ripresi da dietro quando parlano; sono fortemente retroilluminati; parlano direttamente alla telecamera; i risultati statistici derivati da questionari ufficiali sono riportati in una voce fuori campo; e così via.

Il film attinge anche dagli scritti di Montaigne, Baudelaire, Zola e Edgar Allan Poe, al cinema di Robert Bresson, Jean Renoir e Carl Dreyer. E Jean Douchet, il critico francese, ha scritto che il film di Godard ” sarebbe stato impossibile senza Street of Shame, l’ultimo e più sublime film di Kenji Mizoguchi.”Nana entra in una discussione seria con un filosofo (interpretato da Brice Parain, ex insegnante di filosofia di Godard), sui limiti della parola e del linguaggio scritto. Nella scena successiva, come per illustrare questo punto, la colonna sonora cessa e le immagini vengono sovrapposte dalla narrazione personale di Godard. Questa giocosità formale è tipica del modo in cui il regista ha lavorato con il suono e la visione in questo periodo.

Il film descrive la cultura consumistica della Parigi di Godard; un nuovo mondo lucido di cinema, bar, sale da biliardo illuminate al neon, dischi pop, fotografie, poster da parete, pin-up, flipper, juke box, auto straniere, le ultime acconciature, macchine da scrivere, pubblicità, gangster e Americana. Presenta anche allusioni alla cultura popolare; ad esempio, la scena in cui un giovane malinconico entra in un caffè, mette un disco juke box e poi si siede ad ascoltare. L’attore senza nome è infatti il noto cantautore Jean Ferrat, che sta eseguendo il suo brano di successo “Ma Môme” sul brano che ha appena selezionato. Il taglio di capelli bobbed di Nana replica quello reso famoso da Louise Brooks nel film del 1928 Pandora’s Box, dove l’eroina condannata cade anche in una vita di prostituzione e morte violenta. In una sequenza ci viene mostrata una coda fuori da un cinema di Parigi in attesa di vedere Jules et Jim, il film new wave diretto da François Truffaut, all’epoca amico intimo e a volte rivale di Godard.

Il film è stato rifatto mentre vive la sua vita nel 2014 dal regista Mark Thimijan.