Articles

Praxiteles

Praxiteles, (fiorito 370-330 ac), il più grande degli scultori attici del 4 ° secolo ac e uno dei più originali degli artisti greci. Trasformando lo stile distaccato e maestoso dei suoi immediati predecessori in uno di grazia dolce e fascino sensuale, ha profondamente influenzato il successivo corso della scultura greca.

Non si sa nulla della sua vita se non che apparentemente era figlio dello scultore Cefisodoto il Vecchio e aveva due figli, Cefisodoto il Giovane e Timarco, anch’essi scultori. L’unica opera sopravvissuta conosciuta della mano di Prassitele, la statua in marmo Hermes che porta il bambino Dioniso, è caratterizzata da una delicata modellazione delle forme e da una squisita finitura superficiale. Alcune delle sue altre opere, descritte da scrittori antichi, sopravvivono in copie romane.

La sua opera più celebre fu l’Afrodite di Cnido, che l’autore romano Plinio il Vecchio considerava non solo la più bella statua di Prassitele, ma la migliore del mondo intero. La dea è mostrata nuda, un’innovazione audace all’epoca. Dalle riproduzioni di questa statua su monete romane sono state riconosciute numerose copie; le più note sono nei Musei Vaticani e al Louvre. Un’altra opera che è stata riconosciuta in varie copie romane è l’Apollo Sauroctonus, in cui il dio è mostrato come un ragazzo appoggiato a un tronco d’albero, in procinto di uccidere una lucertola con una freccia.

Secondo Plinio, quando Prassitele è stato chiesto quale delle sue statue ha apprezzato di più, ha risposto, ” ‘Quelli a cui Nicias ha messo la sua mano’—tanto ha premio l’applicazione del colore di quell’artista.”Per visualizzare le sculture di Prassitele, quindi, è bene ricordare quanto colore aggiunto all’effetto generale. Un altro scrittore antico, Diodoro, dice di lui che ” informava le sue figure marmoree con le passioni dell’anima.”È questo sottile elemento personale, combinato con una squisita finitura della superficie, che conferisce alle sue figure il loro fascino singolare. Attraverso la sua influenza, figure in piedi in pose aggraziate e sinuose, appoggiandosi leggermente su alcuni supporti, divennero rappresentazioni preferite e furono successivamente ulteriormente sviluppate dagli scultori dell’età ellenistica.

Ottieni un abbonamento Britannica Premium e accedi a contenuti esclusivi. Iscriviti ora